C'era una volta un santuario shintoista

A Taiwan durante il periodo giapponese era arrivato anche lo shintoismo

C'era una volta un santuario shintoista

Nel 1895 Taiwan entra a far parte dell'Impero Giapponese. Per la prima volta nella sua storia, l'intera isola è sotto il controllo di un unico potere. I giapponesi, oltre alla cultura e alla lingua giapponesi, portano anche una religione nuova: lo shintoismo, cioè quel culto animista e politeista codificato lungo i secoli che prevede l'adorazione dei kami, cioè divinità, che possono essere locali e considerati come spiriti guardiani di un luogo particolare, o possono rappresentare uno specifico oggetto o evento naturale.

Il luogo principale di culto shintoista a Taiwan era il Grande Santuario di Taihoku (il nome giapponese di Taipei), fondato nel 1901 come Taiwan Jinja (台灣神社). Il santuario onorava il principe Kitashirakawa Yoshihisa, membro della famiglia imperiale giapponese e tenente generale in servizio nell'esercito imperiale. Il principe comandava la 1ª Divisione di fanteria d'élite e partecipò all'invasione di Taiwan nel 1895 dove morì. Ancora oggi non è chiaro come sia morto; i documenti ufficiali indicano la malaria come causa della sua morte, anche se si pensa che sia stato ucciso dalle forze di resistenza taiwanesi (ma non si poteva dire).

Il Giappone sottopose i taiwanesi a politiche di giapponesizzazione (kōminka). Queste politiche incoraggiarono i taiwanesi ad adottare nomi giapponesi, resero obbligatoria la lingua giapponese nelle scuole taiwanesi e arruolarono soldati taiwanesi per combattere nell'esercito imperiale giapponese. Un elemento integrante dello sforzo giapponese di assimilare i sudditi taiwanesi fu lo shintoismo. Per ordine del Governatore Generale, il 28 ottobre divenne il giorno della Festa del Santuario di Taiwan (Taiwan Jinja-Sai) e i riti shintoisti vennero sempre più incorporati nella vita taiwanese. Nell'estate del 1944, il governo coloniale elevò il Santuario di Taiwan a massimo santuario shintoista dell'isola e lo rinominò Grande Santuario di Taiwan. La divinità principale dello shintoismo, Amaterasu (dea del sole e antenata della famiglia imperiale giapponese) fu nominata la patrona del Grande Santuario. Tuttavia nell'ottobre dello stesso anno, un aereo della vicina base militare (dove oggi c'è l'aeroporto di Songshan) si schiantò sul sito del Grande Santuario, danneggiandolo gravemente. Si potrebbe dire una infausta premonizione.

L'anno successivo, il 1945, con la fine della Seconda Guerra Mondiale l'Impero Giapponese cessò di esistere e la giovane Repubblica di Cina prese possesso di Taiwan. Iniziò un nuovo periodo coloniale, passando dal Giappone alla Cina. Il nuovo regime nazionalista cinese promosse la sinicizzazione e iniziò a cancellare con la forza molte tracce della giapponesizzazione. Il regime istituì un regno del terrore e costrinse i taiwanesi ad adottare nomi in cinese mandarino. Il cinese mandarino standard, anziché le lingue native di Taiwan come il taiwanese, l'hakka o le lingue indigene austronesiane, divenne obbligatorio nelle scuole taiwanesi, come avevo scritto nel post precedente. Oggi, a parte una targa che lo ricorda, rimangono poche tracce del Grande Santuario. I nazionalisti cinesi abbatterono ciò che restava del santuario nel 1952 e costruirono al suo posto il pacchiano Grand Hotel, che si vede ancora oggi dall'autostrada prima di entrare a Taipei.

Fortunatamente non tutti i santuari shintoisti sono stati distrutti dalla furia cinese del Kuomintang. Qui una bella raccolta di quelli ancora oggi presenti a Taiwan.