La Buzza
Se dici a un ticinese Buzza di Biasca, questi capisce subito cosa intendi. Fuori dal Ticino, e dalla Svizzera in generale, però questo disastroso ed epocale evento è poco conosciuto
Se dici a un ticinese Buzza di Biasca, questi capisce subito cosa intendi. Fuori dal Ticino, e dalla Svizzera in generale, però questo disastroso ed epocale evento è poco conosciuto. Quando accadde nel 1515, però, la notizia fece il giro di tutta Europa.
Biasca è una località all'incrocio tra le valli Riviera, di Blenio e Leventina, in Ticino. Oggi ha più di 6000 abitanti e la sua storia è molto antica, infatti il più antico riferimento scritto riguardo Biasca è del 830. Attorno al 30 settembre 1513 il fianco ovest del monte Crenone collassò. L'enorme frana devastò il fondovalle a nord di Biasca, all'imboccatura della valle di Blenio; il villaggio di Loderio venne completamente distrutto e sepolto. Non è chiaro se si sia trattato di un unico immenso evento o di più frane in un arco di tempo di mesi e non sono noti i motivi, forse un terremoto. Il volume totale secondo molti esperti potrebbe aver raggiunto i 500 milioni di metri cubi di detriti. Questi detriti formarono una vera e propria diga naturale che nella sua parte più bassa raggiunse 60 metri di altezza sul fianco opposto della vallata. Questa diga naturale ebbe come conseguenza la creazione di un lago. Questo lago generato dalla frana del Monte Crenone si formò progressivamente a seguito degli apporti di acqua fluviale dell’intera valle di Blenio, a partire dai rami più settentrionali del fiume Brenno scendendo lungo la Valle del Sole. Il lago arrivò a essere lungo cinque chilometri e largo piu di un chilometro, in totale un impressionante volume d'acqua di circa 200 milioni di metri cubi. Il paese di Malvaglia venne interamente allagato, solo il campanile emergeva dalle acque, e l'acqua arrivò fino alla frazione di Pontei, dove ancora oggi esiste l’evocativo toponimo Al Pórt, infatti ci attraccavano le imbarcazioni che solcavano questo nuovo lago.
La diga naturale cedette due anni dopo la sua formazione, il 20 maggio 1515, creando il disastro conosciuto con il nome di Buzza di Biasca: un'onda d'acqua, fango e detriti, nel dialetto biaschese detta büzza, che provocò morte e distruzione da Biasca fino al Lago Maggiore. Un vero e proprio tsunami nel mezzo delle Alpi. L'ondata mortale distrusse completamente Biasca, inondò la città di Bellinzona (distrusse parzialmente anche le mura) e devastò tutto il piano di Magadino, cioè la pianura più grande del Ticino che va da Bellinzona al Lago Maggiore e nella quale scorre il fiume Ticino. Tutti i ponti che collegavano le sponde del fiume Ticino tra la diga naturale e il Lago Maggiore vennero distrutti. Il fiume Ticino cambiò anche fisionomia: il suo delta si spostò più a sud, il fiume si trasformò in una serie di canali intrecciati e la navigabilità venne compromessa. Il piano di Magadino venne riempito di sabbia e detriti e reso inutilizzabile per l'agricoltura per secoli. Il piano si trasformò inoltre in una zona paludosa, e rimase così fino alle bonifiche della fine del XIX secolo e prima metà XX secolo, l'altroieri praticamente. In pratica, la Buzza di Biasca cambiò radicalmente per sempre lo scenario che va da Biasca al Lago Maggiore, influenzando la vita di tutte le persone che qui abitavano e le successive generazioni.
La Buzza di Biasca, infine, ebbe anche un divertente (per noi, a posteriori) strascico giudiziario. Biasca fece una causa giudiziaria contro il comune di Malvaglia. Secondo Biasca, i malvagliesi avevano fatto ricorso alle arti magiche per liberare il paese dal lago e causando quindi il disastro. La sentenza assolse Malvaglia, ma il fatto che l'evento potesse essere di natura magica restò a lungo nel ricordo delle popolazioni della regione.