Pechino e la realtà

Permalosità e percezione distorta della realtà

Pechino e la realtà
Surreali grafiche dell'Esercito Popolare di Liberazione cinese per le esercitazioni attorno a Taiwan

Le esercitazioni cinesi attorno a Taiwan non sono nulla di nuovo, nuova è invece la frequenza. Sembra che i cinesi siano entrati in una nuova fase, ossia ogni volta che Lai Ching-te, il presidente di Taiwan, fa un discorso alla nazione taiwanese sgradito a Pechino, questa allestisce delle esercitazioni di risposta. Considerando che il governo cinese è quanto di più permaloso e snowflake ci sia, ancora più dell’Arancione alla Casa Bianca, il signor Lai dovrebbe sostanzialmente stare in silenzio.

Le esercitazioni militari cinesi servono, secondo le parole dell’Esercito Popolare di Liberazione (che è parte del Partito Comunista Cinese, non dello stato cinese), a contrastare "le forze separatiste dell'isola". Quindi, se ne presume che correntemente Taiwan sia in qualche modo sotto l'autorità cinese. Benissimo quindi, Xi Jinping dovrebbe andare a fare una visita a Taipei allora, ai suoi compatrioti taiwanesi, no?

Come sempre invece, quando si parla di governo cinese, la realtà contrasta con la narrazione. I cinesi non riescono a venire a patti con la realtà, ossia che Taiwan è già una nazione indipendente (governo, elezioni, moneta, controllo dei confini, etc etc) e i taiwanesi non hanno la minima intenzione di diventare cinesi. A Pechino non riescono a uscire dall’ideologia del nazionalismo Han, un’ideologia che ricorda davvero da vicino le pagine più scure della storia europea, con discorsi per esempio sul “sangue”. Per il Partito Comunista Cinese l’esistenza della libera e democratica Taiwan, mai stata sotto il suo giogo, è uno schiaffo al suo potere assoluto.
Per fortuna di Taiwan, l’isola è ben difesa. Una eventuale invasione cinese sarebbe un bagno di sangue apocalittico per l’esercito cinese. Pechino lo sa, e ripiega facendo periodicamente il bullo attorno a Taiwan.

Contributo pubblicato nell'edizione del 07.04.25 de La Regione


Sono a Taipei in questo momento. La situazione è tranquilla come sempre. I taiwanesi, come al solito, non passano le giornate a parlare dei cinesi, dato che sono impegnati a vivere la loro vita. Tra i miei contatti c'è comunque un'inquietudine in più, dovuta soprattutto al clown che siede alla Casa Bianca. Una parte dei taiwanesi vede di buon occhio Trump perché lo percepisce come anti-Cina; non hanno ancora capito che questo non vuol dire che sia pro-Taiwan. Gli Usa ora sono visti con maggiore scetticismo, giustamente: l'amico storico è diventato imprevedibile e, secondo molti, non si farebbe nessuno scrupolo a vendere Taiwan per un buon prezzo.